Eccomi qui, con un altro zaino da preparare per una nuova partenza. Ormai i gesti sono meccanici: le mani ripongono le cose con sicurezza, gli occhi studiano lo spazio a disposizione, la mente ripercorre la lista degli indispensabili. Il passaporto nella tasca esterna, la macchina fotografica carica, il libro del momento a portata per la lettura. La sensazione di familiarità nel chiudere la zip mi accompagna sempre. Entrerò in aeroporto con la mia solita calma, guarderò il cartellone cercando la mia meta e mi avvierò al gate con la consueta e sottile sensazione di leggerezza che mi pervade ogni qual volta. Un’altra partenza.
Mia madre mi dice sempre che schizzo di qua e di là senza sosta, come una pallina da biliardo. Mi chiede cosa cerco, perchè sono sempre così inquieta da avere bisogno di andare continuamente. Lo dice un po’ preoccupata, glielo leggo negli occhi. Ha ragione, sono una persona inquieta e con questo aspetto di me ho già fatto i conti da tempo. So che sto tranquilla per un po’ (poco) poi quella voce si fa sempre più forte, rumorosa e invadente nel mio tran tran quotidiano. La verità è che io di partire ne ho profondamente bisogno, ripetutamente. Mica per “scoprire mondi nuovi”, “arricchire la mia cultura”, “vedere come si vive in altri luoghi”. Magari fossi a questo stadio e lo facessi per questo. Sarebbe infinitamente più semplice e lineare. Non lo faccio nemmeno per scappare da qualcosa o da qualcuno: la mia vita di tutti i giorni mi dà molte soddisfazioni e ci sono persone intorno a me che mi vogliono bene. No. La ragione è decisamente più profonda, insondabile quanto banale nella sua semplicità.
Perchè viaggio? Perchè non conosco modo migliore di stare al mondo.
Eccola, la verità. Eccolo il mio bisogno di partire. Viaggiare riempie di senso la mia vita. Mi sembra semplicemente di fare la cosa giusta. Quando viaggio io mi sento a casa. Nella mia casa, quella che mi sono costruita partenza dopo partenza. Avventura dopo avventura. Sento il bisogno irresistibile di tornarci, anche se le strade non sono le stesse, i cieli, i prati e i volti sono sempre diversi. Così rispondo al richiamo e preparo la valigia. Non per andare ma in qualche modo per tornare, per dare il senso migliore che conosco al mio tempo.
Ho realizzato che quando viaggio non ho mai la sensazione di perdere tempo. Mi sembra sempre che nonostante tempi morti, ritardi, città o posti meno graditi, l’esperienza sia sempre piena e rotonda. A volte mi chiedo perchè io non riesca a trovare la mia quiete nella vita di tutti i giorni. Vedo molta gente intorno a me, serena e tranquilla, che forse fa due viaggi l’anno, e vi confesso che qualche volta una sensazione di invidia (positiva) la provo. Oh sì. Sfatiamo il mito che il viaggiatore sia un figo, un essere illuminato. La maggior parte delle volte siamo creature colme di inquietudine che vagano, sempre alla ricerca di qualcosa, che qualche volta non sanno nemmeno cosa sia quel qualcosa. A volte una sensazione, un’ispirazione, mai una risposta. Quello che sappiamo è dobbiamo partire, comunque e sempre. Perchè solo così ci sentiamo vivi, solo così abbiamo la consapevolezza di fare la cosa giusta per noi.
Ed ecco che quando teniamo un biglietto aereo in mano quella sensazione di euforia mista a consapevolezza riemerge con forza e in cuor nostro sappiamo solo una semplicissima e disarmante verità: che dobbiamo andare.
Eccolo qui, il mio sano 0 insano (decidetelo voi), bisogno di partire.
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