L’ultima parte del mio viaggio negli USA compiuto l’anno scorso l’ho trascorso nel Sud della Florida, in un itinerario on the road che ci ha portato da Orlando alla costa Ovest, fino a raggiungere Miami, attraversando le Everglades e sostando qualche giorno alle Keys. Tutto di questo viaggio rappresenta per me un dolce ricordo che conserverò per sempre perché proprio qui ho scoperto di aspettare un bimbo e la nostra gioia è stata incommensurabile.
Da Homestead, la nostra base per visitare le Everglades, abbiamo raggiunto le Keys, un arcipelago di isole lungo circa 200 km e situato nel Golfo del Messico, attraversato dalla Overseas Highway, la strada panoramica costruita sulle rovine dell’antica linea ferroviaria di inizio Novecento che collegava anticamente l’arcipelago alla terraferma. Va detto che la prima metà della superstrada non è particolarmente attraente perché circondata da case e cemento che ostruiscono la visuale, ma mano a mano che si prosegue verso le Lower Keys (le isole sono suddivise tra Upper, Middle e Lower, le più lontane) il panorama si apre per diventare il percorso panoramico che abbiamo tutti nel nostro immaginario.
Cosa fare alle Keys? Sostanzialmente tre cose: pesca, immersioni e snorkelling. Ne potrei aggiungere una quarta: andare a caccia del tramonto più bello. Se come me vi fermate solo qualche giorno, vi consiglio di fare una tappa a Key Largo, uno dei posti migliori dove praticare lo snorkelling perché qui si trova l’unica barriera corallina viva degli Stati Uniti e i fondali sono davvero belli.
Vi consiglio di organizzare un’uscita in barca all’interno del John Pennekamp Coral Reef Park, dove potrete ammirare una copia del Cristo degli Abissi di san Fruttuoso. E’ sufficiente recarvi al molo e scegliere il tour e il tipo di imbarcazione che preferite: la barca a vela, la nave in legno, lo yacht, la barca con il fondale in vetro…ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. L’uscita dura qualche ora e a bordo hanno tutte le dotazioni che vi possono servire (pinne, boccaglio, salvagente e tuta da sub se avete freddo).
Noi abbiamo alloggiato proprio sul molo al Marina del Mar Resort e ci siamo trovati molto bene: il complesso offre deliziosi appartamenti e una piscina, mentre la colazione è servita sulla terrazza affacciata sul porticciolo. Costo: 85 euro a notte con la colazione.
Se cercate un po’ di relax in spiaggia (posto che non vi consiglio le Keys per questo), potete sostare a Marathon e raggiungere la Sombrero Beach. Se siete invece alla ricerca del tramonto da fotografare, magari sorseggiando un drink sotto a una palma vi suggerisco uno stop al Morada Bay a Islamorada o al Sunset Grill and Raw Bar a Marathon: all’esterno c’è un simpatico tiki bar che offre una vista spettacolare sul Seven Mile Bridge, il ponte più lungo delle Keys.
L’isola più famosa e la più caratteristica è indubbiamente Key West, la più remota e quella dall’atmosfera più particolare. Un’isola dallo spirito indipendente e un po’ folle, protagonista di storie di pirati, fantasmi e artisti ribelli. Uno dei personaggi più illustri che ha raccontato molto bene lo spirito di Key West è Ernest Hemingway, che vi abitò per una decina d’anni. E’ possibile visitare la sua casa con una interessante visita guidata e scoprire che i leggendari gatti a sei dita esistono davvero (ve lo posso testimoniare!). La cosa migliore da fare a Key West è munirsi di cartina all’ufficio informazioni e attraversare l’isola a piedi da un punto all’altro, passando dal piacevole e animato centro storico lungo Duval Street, per raggiungere Southernmost Point, il punto più a Sud degli Stati Uniti (anche se a dire il vero non è proprio così). Le casette color pastello che si incontrano lungo la strada, in puro stile caraibico, sono davvero deliziose.
Al calar del sole non bisogna perdersi l’appuntamento a Mallory Square, la piazza principale dell’isola, dove si raccolgono turisti e locali per ammirare il tramonto dal molo, circondati da giocolieri, sputafuoco e artisti di strada. L’atmosfera giocosa e i colori infuocati del sole che scende sul mare regalano un quadro davvero perfetto.
Ultimo consiglio per visitare le Keys: sfogliate le riviste che trovate nei locali o negli alloggi, contengono tante informazioni utili sul posto e indicazioni su ristoranti e tiki bar da provare, spesso con coupon sconto. Noi i più belli li abbiamo trovati così.
A poco più di un’ora dalle Keys abbiamo raggiunto Miami, ultima tappa del nostro viaggio. Regina indiscussa della Florida, Miami è esattamente come ve la immaginate e come l’avete vista in tv: grandi grattacieli che si affacciano su spiagge bianche e acque cristalline, viali animati, cocktail bar modaioli, lungomare affollati di “tipi da spiaggia” alla Baywatch. Ma la città è interessante anche dal punto di vista culturale: puntate su Miami Beach e, oltre ad approfittare della bella e vivace spiaggia, partite dall’info point con una cartina in mano per scoprire il fascino dell’Art Deco Historic District, un gruppo di circa 1200 edifici (la più vasta concentrazione al mondo) da apprezzare dentro e fuori.
In particolare vi consiglio una tappa all’11th Diner, una splendida caffetteria a forma di carrozza ferroviaria in stile déco. Si fa un po’ di fila per entrare ma ne vale davvero la pena! Se vi interessa l’arte potete dirigervi nel quartiere Downtown dove troverete l’interessante Miami Art Museum, che ospita mostre permanenti e temporanee, oppure fare un salto al Metro-Dade Cultural Center Plaza, che offre due musei.
Tutt’altra atmosfera si respira nel quartiere forse più famoso e caratteristico di Miami: Little Havana. Qui si concentra la più numerosa comunità di americani di origine cubana. La zona è caratterizzata da case basse e botteghe. Nella fabbrica El Crédito Cigars si possono ammirare i tabaqueros che confezionano i famosi sigari cubani. Un altro buon motivo per visitare Little Havana è provare l’ottima cucina cubana: è molto rinomato e per questo affollato ma il ristorante Versailles vale davvero l’attesa. Qui ho assaggiato il tipico sandwich cubano a base di maiale arrosto, prosciutto, formaggio e sottaceti, accompagnato dal platano fritto e il piatto più famoso, la ropa vieja, una sorta di stufato di carne cotto in un sugo di pomodori, cipolle e peperoni. Il prezzo è stato più che politico.
Avrei voluto avere più tempo per visitare anche i dintorni di Miami ma non è stato possibile. La scusa per tornare c’è eccome, hasta pronto Miami!