Credete alla fortuna? Nicola no: le sue avventure, i suoi incontri, le straordinarie esperienze che sta vivendo nel suo viaggio in Cina per lui sono parte di un “progetto” più grande che ha deciso di abbracciare e che gli sta facendo vivere a pieno il suo presente, proprio come desiderava quando è partito. Tra le meraviglie di Shangri-la e Dali e gli incontri speciali, questa settimana Nicola ci racconta l’altro lato della Cina, quella ancora preservata dall’urbanizzazione selvaggia e dall’ipermodernità che sta mutando inesorabilmente il Paese.
Parte 11 – Diario di viaggio dal 15 al 22 Novembre 2015
Da qualche anno a questa parte, da quando ho iniziato a prendere coscienza di me stesso, ho cominciato a sostenere sempre più fortemente che niente accade per caso e che la “fortuna” è spesso un qualcosa a cui ci si affida quando non si sa come affrontare la realtà. Io non credo nella fortuna. Non mi voglio prendere nessun merito, nessun elogio, per me è un dato di fatto.
Mi trovo a Shangri-la, il paradiso in terra (o in tibetano, se preferite, “il sole e la luna in un solo cuore”). Basterebbero queste parole per rendere l’idea di che posto sia. Sono arrivato da appena due giorni, dopo una settimana di viaggio con Shuwen e sua figlia Cassy (Castalia) di appena due anni.
“Caso” vuole che prima di arrivare a Kunming abbia letto il profilo di Shuwen su Couchserfing e le abbia subito chiesto ospitalità per qualche notte. Mi risponde che sul suo profilo è registrato ancora la sua vecchia residenza, ma che ora vive a Shangri-La sulle montagne al confine col Tibet, centinaia di km a nord di Kunming. Se voglio, posso raggiungerla e passare qualche giorno da lei. Io non ho nessun programma, so solo che l’obbiettivo principale è quello di visitare lo Yunnan, una regione che, leggendo qua e la, mi è sembrata molto interessante. Non appena sono sceso dal treno e a mezza maniche ho raggiunto l’ostello camminando per circa due ore, ne sono rimasto subito attratto. Non poteva “capitarmi” occasione migliore.
“Caso” vuole che Shuwen in questi giorni sia in visita ai suoi genitori proprio a Kunming. Decidiamo di incontrarci e conoscerci. Anche lei non ha alcun programma, ha lasciato la sua macchina a Dali, che a causa di un incidente stradale ha bisogno di essere riparata. Decidiamo così di partire assieme uno dei giorni seguenti, andremo a Dali, dove staremo qualche giorno, e poi in macchina raggiungeremo Shangri-la.
Kunming è una città piuttosto grande, ma a differenza di ogni altra città cinese visitata finora, qui si respira un’aria diversa. Il sole, il cielo limpido e azzurro, gli alberi in fiore bastano per riscoprire in me un’energia che giorno dopo giorno si era affievolita, quasi senza accorgermene, passando per città grigie, caotiche e inquinate. Un po’ come quando arriva la primavera, dopo un inverno lungo e freddo passato in casa, non si vede l’ora di togliersi i cappotti, girare in t-shirt, riassaporare l’aria fresca e leggera. Passo tre giorni in questa cittadina, il “The Hump Hostel” è molto bello (uno dei migliori ostelli nei quali ho soggiornato in Cina), l’enorme terrazza è un punto di incontro e di socializzazione con tantissimi ragazzi provenienti da tutto il mondo: francesi, svedesi, spagnoli, finlandesi, olandesi ecc…Anche i cinesi qui sono molto più aperti e socievoli. Mi ci trovo molto bene, è uno di quei posti dove ci staresti a oltranza rimandando giorno dopo giorno la partenza.
La parte più affascinante di Kunming è sicuramente il “Cui Hu Park” (Il Lago verde). Attorno a questo lago (e parco), si sviluppa una vita allegra e variopinta, ogni tipo di persona si riunisce per ballare, cantare, fare sport e tante, tantissime attività curiose mai viste prima!
Per esempio in un angolo del parco, lontano da tutti, vedo persone sedute per terra, immobili, apparentemente in meditazione. Mi avvicino e mi accorgo che attorno a loro ci sono gabbie contenenti ognuna un uccellino. Non metto a fuoco bene la scena, le persone non parlano fra loro e mi sembra non stiano facendo niente in particolare. Mi viene spiegato in seguito che quelle persone si ritrovano al parco con i loro uccellini. Essendo in compagnia i volatili cominciano a cinguettare e a “cantare” rispondendo ai richiami e ai versi dei loro simili. Le persone stanno semplicemente in silenzio, per ore, godendo delle melodie che i loro animaletti improvvisano per loro.
Un’altra bellissima scena cui ho assistito è quella di un signore anziano che sta governando il suo aquilone con un amico. Bevono tè e si godono le ore in compagnia, l’aquilone sta probabilmente volando a qualche centinaio di metri da terra. Il filo, lunghissimo, parte dal grande rocchetto di alluminio, disegna un arco nel cielo limpido e si riconduce a un puntino nero in lontananza.
Nella parte centrale del lago, invece, nell’isolotto più grande, si radunano centinaia di persone che in gruppi ballano ogni genere di musica, ogni gruppo ha il suo ritmo. Giovani e anziani condividono questi momenti di puro piacere e relax.
Attorno al parco ci sono postazioni con alcuni attrezzi molto nuovi, dove le persone anziane amano fare un po’ di sport e movimento per mantenersi in forma. Molta gente cammina, corre, fra stretching, si schiaffeggia i muscoli delle gambe, delle braccia, del collo…Ho addirittura visto un anziano camminare all’indietro per tutta la circonferenza del lago!
La sera, dopo cena, questo posto meraviglioso continua a godere della compagnia delle persone che in gruppi cantano, ballano, c’è chi si porta un piccolo generatore elettrico da casa, chi veste abiti tradizionali di mille colori e sfumature, chi suona strumenti tipici a corde o a fiato, chi beve tè. Ora capisco perchè questa città ha un’atmosfera così particolare, tutte queste energie contribuiscono a diffondersi nell’aria e a renderla meravigliosamente piacevole.
Il Cui Hu Park è anche una tappa annuale dei gabbiani, che dalla Siberia migrano verso sud, nelle spiagge e mari caldi del sud est asiatico. Per me (che abito a mezz’ora dal mare), non è cosa strana vedere un gabbiano, ma qui vengono accolti con gioia quasi a ringraziarli che “anche quest’anno hanno scelto questo posto”. L’ultimo giorno passato a Kunming ho deciso di fare visita per l’ultima volta al lago e con sorpresa ho potuto far parte di quelle centinaia di persone che festanti hanno accolto anche quest’anno i gabbiani. In particolare un signore mi è rimasto impresso: era vestito in giacca e cravatta, indossava occhiali scuri da sole e con una borsa in mano piena di pane, gettava il cibo agli uccelli gridando e ripetendo, quasi fosse un mantra:”Mangiate il mio pane, è buono…Mangiate il mio pane!”
Tutte queste scene vissute attorno al lago, compreso quest’ultimo signore che parlava ai gabbiani, mi ha fatto percepire quanta importanza hanno ancora le tradizioni in questa terra che sta cambiando alla velocità della luce, che ha sostituito le milioni di biciclette con gli scooter elettrici, che sta costruendo ovunque strade, ferrovie e palazzi nuovi.
Chissà ancora per quanto tempo gli abitanti di Kunming potranno dare il benvenuto ai gabbiani!
Assieme a Shuwen e Cassy, prendo il treno notturno Kunming-Dali. Anche questa cittadina si sviluppa attorno a un lago, la città vecchia è bellissima, le stradine del centro sono piene di piccoli negozi variopinti, gli incensi profumano l’aria, è un posto incantato. Assieme a Shuwen soggiorno in una guest house molto accogliente. Ho l’impressione di “stare andando nella direzione giusta”: tutte queste esperienze e posti sono nuovi per me ma è come se li stessi cercando da tempo. Grazie alla mia “guida” locale mangio piatti deliziosi, gli sticky rice noodles (la traduzione in italiano come sempre fa abbastanza ridere: spaghetti di riso appiccicoso) sono i miei preferiti.
Shuwen ha molte amicizie a Dali, così siamo sempre in compagnia di qualcuno del posto che ci fa scoprire la città, ci fa vedere il lago da un’altra prospettiva, ci porta nei migliori ristoranti e passa alcune ore a bere tè con noi. Sono tutte persone molto interessanti e amichevoli. Leo, in particolare, è un amico di infanzia di Shuwen e ogni settimana si reca a Dali per lavoro. Con lui passiamo tre giorni nei dintorni della città. Si sta occupando infatti di un progetto che prevede di ripulire, in maniera naturale, le acque del lago Xī Hú nella provincia di Eryuan.
Grazie ai suoi contatti locali, riusciamo a fare un tour del lago (che ospita 26 specie di pesci, 14 di anfibi, 16 di rettili, 105 specie di uccelli e 18 di mammiferi), attorno all’isola più grande, in una vecchia barca in legno dal fondo piatto, governata da un signore locale che si aiuta con una grossa canna di bamboo e remi. L’habitat è stupendo, alcune terre affiorano dalle acque melmose creando isolotti che vengono coltivati dai contadini (6 isole maggiori abitate e 88 isole più piccole), sullo sfondo da un lato le montagne si specchiano sulla superficie piatta del lago, dall’altra le campagne circostanti sono suddivise in tanti piccoli appezzamenti coltivati dai contadini, per lo più ad aglio, che per tutto il giorno rastrellano il terreno con gesti lenti e regolari.
Ogni tanto mi sono chiesto il perchè io abbia deciso di condividere questa esperienza con una ragazza e sua figlia di due anni: a quell’età i bambini hanno bisogno di attenzioni, di essere seguiti. Sebbene Cassy sia una bambina piuttosto indipendente non nascondo che talvolta avrei voluto correre i 100 metri più veloce della storia e allontanarmi da situazioni che toccavano il mio limite di sopportazione. Credo però che tutto ciò che di positivo sto vivendo sia di gran lunga maggiore ai piccoli momenti di “sopportazione” e sono convinto che ogni momento sia motivo di riflessione e insegnamento.
Shuwen è una ragazza Han: il gruppo etnico del quale, in Cina, fa parte il 92 % della popolazione. Ha avuto una storia importante con un ragazzo italiano, col quale ha viaggiato per sei anni nel mondo, prima che nascesse Castalia. Attraverso mille avventure e cambi di direzione, si è avvicinata progressivamente al buddismo e alla meditazione e ora gestisce da qualche mese un ostello a Shangri-la assieme a ragazzi, donne, uomini tibetani. E’ una grande famiglia, ognuno contribuisce ai lavori di ristrutturazione, alla preparazione dei pasti, alle pulizie. La casa è vecchia di 200 anni, è interamente in legno, nel centro storico (bellissimo) della cittadina. Le bandiere tibetane sventolano continuamente, mosse dalla lieve brezza proveniente dalle montagne, da ogni posizione si possono ammirare i due monasteri più importanti splendenti di giorno, e illuminati magnificamente di notte.
L’ostello è ancora in fase di ristrutturazione, di turisti ancora ne passano pochi (fortunatamente, a parer mio), ogni giorno si lavora, per sistemare qua e la, rattoppare qualche falla nel tetto e migliorare le camere e i bagni. Fra i componenti di questa “famiglia” c’è un signore abbastanza corpulento che ogni settimana dà lezioni di tibetano, Shuwen insegna inglese sia ai bambini locali che agli adulti, i progetti per il futuro sono quelli di aprire un centro di meditazione e magari un centro benessere. Tutto senza fretta, le giornate passano lente e tranquille. Nessuno ha fretta di finire i lavori, o è preso dallo sconforto per le tante faccende da sbrigare. Shangri-la sebbene non sia politicamente nella provincia del Tibet, è abitata dal popolo tibetano che vive con la sua filosofia, parla e scrive in tibetano, le persone hanno occhi splendenti e profondi, e sorrisi accoglienti per ogni occasione. Il benessere di queste persone lo si percepisce standoci anche solo vicino, condividendo un tè, passeggiando per le vie silenziose ma trafficate del centro storico.
Ho cambiato il mio itinerario di viaggio mille volte, da quando sono partito da Mosca. Ad ogni incontro ho ascoltato storie, consigli ed esperienze. Ho seguito le mie volontà e molto spesso mi sono spinto nel nulla, al di là della linea di sicurezza che delimitava i miei confini. Ogni giorno sono grato a me stesso e felice di aver intrapreso questo cammino, il mio cammino, che ho scelto senza il bisogno pressante di scappare da qualche situazione o decisione “scomoda”. Sono a Shangri-la, il Paradiso in Terra, e l’incertezza di non sapere quale sarà il mio futuro mi rende felice e consapevole di vivere il Presente.
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