I Balcani sono una terra ricca di patrimoni culturali preziosi, di incroci tra culture e religioni differenti e al contempo, purtroppo, una zona martoriata da recenti guerre che hanno lasciato cicatrici fisiche ma ancor più nel cuore, profonde e forse indelebili. Belgrado, la “città bianca”, è rinata dopo la fine della guerra del Kosovo e del regime di Milosevic, diventando una capitale culturalmente attiva e creativa, in grado di offre molti stimoli a chi decide di visitarla.
Io purtroppo mi sono fermata solo due giorni scarsi ma con le mie compagne di viaggio, le blogger Simonetta di Sullestradedelmondo e Roberta Gamberettarossa, abbiamo cercato di esplorare i principali quartieri del centro e i monumenti più importanti per farci almeno un’idea della città. Il tempo funesto non ci ha aiutato ma non ci siamo scoraggiate e abbiamo percorso a piedi le sue strade alla ricerca di atmosfere, sensazioni e impressioni. Devo ammettere che per me, che ho abitato tanti anni a Gorizia, la cultura balcanica è abbastanza familiare e ne conoscevo già alcuni aspetti. In primis certamente la sua multiculturalità, che si respira ovunque nell’alternarsi di quartieri, luoghi di culto, etnìe che la abitano da secoli (Belgrado è una delle città più antiche d’Europa).
Alcune informazioni pratiche: raggiungere Belgrado in aereo è ovviamente la soluzione migliore, anche se i voli diretti (Alitalia ed Air Serbia) partono solo da Milano e Roma. Si atterra all’aeroporto Nicola Tesla, a circa 18 km dal centro città, raggiungibile in bus per pochi euro (evitate possibilmente i taxi, più costosi). Il nostro era un viaggio itinerante per cui avevamo la macchina. Parcheggiare a Belgrado centro, va detto, è un po’ un’impresa perché ci sono molte zone protette, sensi unici, parcheggi a pagamento, divieti di sosta ecc. Il consiglio, se siete in auto, è quello di parcheggiarla e non muoverla più girando a piedi o con i mezzi. A questo proposito vi consiglio di tenere in considerazione anche il taxi, molto economico per muoversi in città (una corsa in centro costa dai 3 ai 5 euro per le tratte più lunghe) e comodo soprattutto quando piove. Non c’è la metro ma un’estesa rete di autobus, filobus e tram e si può fare una card conveniente.
Il nostro itinerario a Belgrado è iniziato da uno dei suoi luoghi più amati: il parco Kalemegdan nel cuore del quartiere storico di Stari Grad, all’incrocio tra i due fiumi Sava e Danubio che attraversano la città. Non è solo un luogo piacevole immerso nel verde, ma un vero e proprio centro culturale che raccoglie numerose installazioni moderne e mostre temporanee, che convivono con i monumenti più antichi come la Fortezza di Belgrado con i suoi bastioni e le imponenti mura e la statua del Vincitore, simbolo della città.
La passeggiata è proseguita lungo la via pedonale dello shopping, dedicata al principe Mihailo che scacciò i Turchi nel 1867, ricca di negozi, librerie e caffè, vero centro nevralgico della città dove immergersi nella vivacità belgradese, con una tappa nella cattedrale ortodossa di Belgrado, la cui torre campanaria è visibile da molto lontano. Quando siamo entrate era in corso una cerimonia che non riuscivamo a identificare e una ragazza del posto ci ha spiegato che in Serbia ogni famiglia ha il proprio santo patrono celebrato periodicamente con cerimonie private e quello era uno di quei casi.
Ancora qualche centinaio di metri e abbiamo raggiunto una delle piazze più importanti: piazza della Repubblica, dove spiccano il Museo e il Teatro Nazionale, ma soprattutto, ancora una volta, la statua equestre del principe Mihailo a cavallo. La particolarità di questa piazza è che sorge dove un tempo si stagliava la porta di Istanbul, simbolo della dominazione ottomana.
Qui si trova anche uno dei quartieri più amati dai turisti in visita, Skadarlija, una piccola Montmartre di Parigi per la sua atmosfera bohémien. Con il brutto tempo non ho potuto apprezzare questo suo lato artistico e vivace ma camminare nella sua strada acciottolata piena di ristorantini e locali ben tenuti è stato molto piacevole. Poco più avanti la via continua su una fila di case dipinte da case, un angolo per me molto suggestivo, dall’atmosfera quasi surreale.
Proseguendo con la visita della città ci siamo imbattute in alcuni chioschi da cui usciva un inconfondibile e delizioso odore di carne alla griglia. Non potevo non fermarmi per assaggiare un autentico panino con la pljeskavica, una sorta di hamburger schiacciato molto speziato, da accompagnare con le salse. Assieme ai cevapcici (salsiccette di carne trita speziata) sono un must gustosissimo dello street food balcanico.
Un altro bel polmone verde della città è rappresentato dal parco Tašmajdan, dove si staglia bella e maestosa la chiesa di San Marco con le sue inconfondibili cupolette in rame verde e i mattoni rossi.
A due passi da qui si trova l’elegante edificio del Parlamento, dove ondeggiano al vento decine di stendardi con i volti delle vittime della guerra del 1999 che ha devastato questa città e che ancora reclama giustizia. La ferita causata dal conflitto resta ancora aperta: uno dei modi che i Serbi hanno scelto “per non dimenticare” è stato quello di non ricostruire gli edifici bombardati dalla Nato ma di lasciarli volutamente in macerie come tante cicatrici testimoni di un passato sempre presente.
Con un’altra breve passeggiata si raggiunge la stazione, dove si trova ancora il treno blu di Tito, il famoso mezzo che condusse il padre della Jugoslavia socialista in lungo e in largo nel suo Paese e in visita ad altre nazioni per parecchi anni. A poca distanza da qui abbiamo raggiunto l’edificio religioso più affascinante di Belgrado, il tempio di San Sava, la più grande chiesa ortodossa del mondo. Si trova nel quartiere di Vračar in posizione rialzata a dominare la vista già da molto lontano con la sua facciata in marmo travertino. L’interno è incompleto, cosa che vi farà rimanere un po’ delusi come è successo a me.
Al termine del nostro tour abbiamo unanimemente deciso di provare il locale tipico serbo per eccellenza: la kafana, una sorta di trattoria popolare con cucina e musica tipica. Abbiamo provato in particolare la Sprska, la più antica kafana di Belgrado. Un posto molto tranquillo, dall’atmosfera rilassata e dagli ottimi piatti a prezzi economici, dalle zuppe alle immancabili specialità di carne (certo, se siete vegetariani qui è un problema).
Dove dormire a Belgrado? La scelta è ampia, se volete risparmiare optate per un ostello, noi abbiamo alloggiato al Trip&Sleep Hostel, struttura centralissima in Gračanička a due passi dal Parco Kalemegdan. Le camere sono molto molto spartane e la connessione wi-fi un po’ ballerina, ma considerando i prezzi (posti letto a partire da 6 euro) e la comodità della posizione, può essere un’opzione da tenere in considerazione se cercate un posto dove dormire low cost a Belgrado.
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